compareCirca il 50% della frutta e verdura italiana non presenta residui tossici, ma bisogna fare molta attenzione all'altra metà anche per quanto riguarda le irregolarità nella quantità e nelle tipologie di pesticidi utilizzati.
Le agenzia dell'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente), per esempio, hanno scoperto che un campione di uva bianca della Sicilia conteneva ben 9 diversi residui di pesticidi.
Dal nord al sud Italia la situazione non cambia e un campione di vino del Friuli Venezia Giulia è risultato contenere 6 diversi residui chimici. In un campione d'insalata della stessa regione sono state trovate addirittura tracce di DDT, poiché, nonostante siano passati decenni dalla sua messa al bandi, alcuni terreni risultano ancora contaminati.
L'uso indiscriminato di diversi pesticidi consente agli agricoltori di rimanere entro i limiti massimi consentiti dall'EFSA (European Food Safety Authority) per quanto concerne ogni singolo veleno, ma nello stesso tempo aumenta esponenzialmente il carico tossico complessivo negli alimenti destinati ai consumatori.
Non stupisce quindi se il rapporto dell'EFSA sui limiti massimi residui di ogni singolo pesticida risulta molto rassicurante, con il 97% del cibo prodotto nell'Unione Europea entro i limiti fissati dalla legge.
Gli alimenti con la più alta percentuale di campioni oltre i limiti massimi residui sono stati l'avena (5,3%), la lattuga (3,4%), le fragole (2,8%) e le pesche (1,8%).
La situazione diventa invece molto più preoccupante nei prodotti d'importazione (extra UE), dove i limiti massimi residui per ciascun singolo pesticida superano mediamente di cinque volte quelli riscontrati nei prodotti locali.
Come possiamo difenderci?
Conoscere l'esatta provenienza degli alimenti è un'informazione di fondamentale importanza per valutarne meglio l'acquisto, poiché al prezzo più basso dei prodotti d'importazione corrispondono spesso un tipo e una quantità di veleni molto più pericolosi.
Da qualche anno è possibile comprare frutta e verdura a prezzi bassissimi: prima di acquistare chiedete l'origine dell'alimento che state per acquistare.
Esistono inoltre buoni per preferire la frutta di stagione a quella fuori stagione.
La prima, infatti, viene coltivata all'aria aperta e riceve la luce diretta del sole, arricchendosi maggiormente di vitamine e antiossidanti.
La seconda, invece, viene coltivata in serra e per crescere ha bisogno di una maggiore quantità di pesticidi. Le piante costrette a crescere al di fuori dei loro cicli biologici naturali sono più deboli e per questo motivo l'industria agroalimentare deve ricorrere all'impiego di massicce dosi di fitofarmaci. Spesso vengono utilizzati anche degli ormoni della crescita che aumentano il rischio per i consumatori di ammalarsi di tumore.
Gli alimenti tipicamente più trattati con i pesticidi sono le insalate, le mele, le pesche, le fragole e, a patto di non vivere in zone fortemente inquinate, la scelta di frutta e verdura a "km 0" e senz'altro la migliore, poiché i prodotti che devono affrontare lunghi viaggi devono essere imbottiti di conservanti e sottoposti a trattamenti come l'irradiazione, che ne aumentano gli effetti nocivi sulla salute e ne riducono le proprietà nutrizionali.
In questo mese di Marzo, a esempio la nostra scelta dovrebbe ricadere su Barbabietole, broccoli, broccoletti, carciofi, cavoli, cavolfiori, cipollotti, finocchi, insalate, melanzane, peperoni, porri, rape, sedano, zucca e zucchine.
Come frutta di stagione abbiamo arance, banane, mandarini, mele, kiwi e pere.
